Il 5 maggio sarà inaugurato a Scicli il MACC, il Museo d’Arte Contemporanea del Carmine, con una mostra straordinaria del Maestro Emilio Isgrò.
Restaurato grazie ai fondi della Legge del terremoto 1990 e a un finanziamento del Ministero della Cultura, l’ex convento del Carmine accoglierà per l’occasione una ricchissima antologica del Maestro Emilio Isgrò intitolata L’Opera delle formiche.
A darne l’annuncio il sindaco di Scicli Mario Marino.
La mostra che inaugura il MACC è organizzata insieme all’Archivio Emilio Isgrò e presenta opere del grande maestro siciliano dagli anni Sessanta fino alle più recenti ricerche intorno alla Cancellatura, oltre a una grande installazione, L’Opera delle formiche, che trasforma in modo inedito il grande corridoio centrale del museo.
L’esposizione, a cura di Marco Bazzini e Bruno Corà, si propone come un’ampia ricognizione del percorso creativo dell’artista a partire dagli anni Sessanta, che segnano l’ingresso di Isgrò nel mondo dell’arte dopo il suo esordio come poeta. Una ricca esposizione che si dipana dagli “articoli di giornale” del 1962, a cui seguono due anni dopo le prime cancellature, e continua con i “particolari ingranditi” e le “lettere estratte” degli anni Settanta, per arrivare agli inediti libri cancellati del Gattopardo (1976) fino ai Codici ottomani (2010) e alle cancellature in rosso dei più recenti anni di ricerca. Gli stessi in cui Isgrò porta a un esito del tutto sorprendente la sua pittura attraverso il gioco dei pittogrammi testimoniati in mostra con opere come Palm e Il mare di Odisseo.
La mostra tende a valorizzare il rapporto stretto che l’artista ha avuto con la cultura mediterranea (nasce a Barcellona di Sicilia nel 1937) e pone un’attenzione puntuale sull’evoluzione della Cancellatura, che dagli anni Novanta del secolo scorso prende anche le sembianze di api e formiche. Queste ultime sono le protagoniste dell’installazione che si sviluppa nel grande corridoio centrale del museo e che dà il titolo alla mostra. Cesti ricolmi di carrube d’oro, simbolo di ricchezza e di crescita di questo territorio, sono attraversati da uno sciamare di formiche, per poi invadere l’intero ambiente espositivo oltre a irrompere nella piazza su cui si affaccia il complesso museale.
La scelta di un’invasione della città di Scicli da parte di questi insetti, simbolo dell’operosità e della vita comunitaria, è nelle parole di Isgrò:
“Sono un artista italiano e siciliano, cittadino di una Europa che ha bisogno di un’arte non allineata per dare un contributo non puramente decorativo a un mondo in tumulto. Così ho pensato a questa Opera delle formiche come segno di una Sicilia fedele a se stessa che tuttavia sa bene quando è venuto il momento di cambiare. Non più il ficodindia o l’Opera dei pupi, non più la retorica sicilianista, ma le umili formiche che offrono la loro intelligenza operosa a sostegno di un paese che deve entrare tutto intero in Europa se vuole pesare qualcosa”.
La mostra si avvale della presenza di lavori provenienti da importanti collezioni private, tra cui spiccano alcune delle opere presenti nella collezione di Gallerie d’Italia-Intesa Sanpaolo, oltre all’opera Non schiacciatemi per favore realizzata appositamente per la Fondazione Amplifon per sottolineare quel valore della gentilezza che è principio portante delle attività della stessa fondazione, sponsor anche della mostra. Ancora, tra le opere esposte il nuovo allestimento dell’installazione Non uccidere, ora in collezione MAXXI, realizzata da Isgrò con un’architettura di Mario Botta; un’opera che vuole essere il simbolo universale di tutte le costituzioni e di tutti i princìpi fondanti d’ogni convivenza pacifica e civile tra i popoli. Altra opera di grande suggestione è La lumière de la Liberté, un’emozionante scultura esposta per la prima volta nel 2017 presso la Galleria Tornabuoni nella sua sede di Parigi.
La mostra costituisce un momento importante per la comunità locale e per l’intera Regione, che vede nuovamente restituito alla pubblica fruizione uno spazio che ha l’ambizione di presentarsi come un nuovo polo culturale dedicato all’arte contemporanea e destinato ad attrarre appassionati, studiosi e turisti da tutto il mondo.
L’antologica, aperta dal 6 maggio al 3 novembre 2025, verrà accompagnata da un volume, pubblicato da Allemandi Editore, che include, oltre ai testi dei curatori e dell’artista, anche le immagini dell’allestimento. Il catalogo sarà presentato prossimamente in occasione di uno dei tanti appuntamenti e incontri previsti al MACC in un ricco calendario di approfondimenti e di eventi.

“Non uccidere”, l’installazione in cedro del libano e pietra del Sinai
L’opera “Non Uccidere” nasce dal sodalizio tra il Maestro Emilio Isgrò e l’Architetto Mario Botta.
Si tratta di una vera e propria installazione ideata per il Museo MAXXI di Roma e ora trasferita al Macc di Scicli.
Dedicata al 75° anniversario della Costituzione, l’imponente struttura circolare in legno d’acero, come una sorta di abside, racchiude, esposte lungo i suoi archi, le tavole bibliche dei Dieci Comandamenti, scolpite su pietra del Sinai. Di questi, solamente il testo di una tavola non viene cancellato: “Non uccidere”. La scritta viene anche tradotta in undici lingue.
Il messaggio vuole essere universale e portatore di un concetto ben chiaro: la pace.
L’opera di Emilio Isgrò riflette sul tema dei princìpi di convivenza sociale alla base di tutte le carte costituzionali. L’artista ripropone le tavole bibliche dei Dieci comandamenti, interpretati come fondamento morale della società civile, sulle cui iscrizioni è intervenuto con la cancellatura, la cifra della sua opera da quasi sessant’anni, lasciando in evidenza solo il quinto comandamento: NON UCCIDERE. Un messaggio fondamentale, che oggi è sempre più urgente esprimere in tutte le lingue del mondo.
Sulle undici coppie di tavole in pietra, la cui forma ricalca quella dell’iconografia classica, i comandamenti sono stati tradotti in altrettante lingue per rendere sempre più universale il messaggio di pace. Sono incisi in rosso “il colore del sangue e della risurrezione” come scrive lo stesso Isgrò, per cui “la cancellatura non è un atto distruttivo. È un dire no per poter dire un sì alle cose che contano, è un elemento di riflessione”.
Insieme al grande Padiglione circolare di Botta, le tavole cancellate di Isgrò lì conservate danno vita a un unicum in cui arte e architettura entrano in risonanza.
Il Padiglione di Botta, formato da ventuno arcate alte oltre otto metri a creare uno spazio potente e iconico, è realizzato con legno proveniente dal recupero di piante tagliate in giardini privati o cadute a seguito di fenomeni atmosferici.





Emilio Isgrò

Artista concettuale e pittore – ma anche poeta, scrittore, romanziere, drammaturgo e regista – Emilio Isgrò (1937) è nato a Barcellona di Sicilia.
A partire dagli anni Sessanta, Isgrò crea una delle opere più rivoluzionarie degli ultimi decenni. Cancellando testi sotto forma di enciclopedie, manoscritti, libri e carte geografiche, Isgrò pone la pratica della Cancellatura al centro di tutta la sua ricerca artistica, in quanto “non è mera negazione ma piuttosto affermazione di nuovi significati: è la trasformazione di un segno negativo in azione positiva”.
Emilio Isgrò vive e lavora dal 1956 a Milano (dove nel 2019 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro), ad eccezione di un periodo trascorso a Venezia (1960-1967) come redattore responsabile della sezione cultura del “Gazzettino”.
Isgrò partecipa a quattro edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993), mentre nel 1977 vince il primo premio alla 14ª Biennale di San Paolo.
L’opera artistica di Isgrò è stata esposta in importanti mostre collettive internazionali, tra cui al ICC-Internationaal Cultureel Centrum di Anversa (1975), al MoMA di New York (1992) e alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia (1994).
Dopo l’antologica Emilio Isgrò a Palermo (2001), diverse retrospettive hanno reso omaggio alla sua opera artistica: Dichiaro di essere Emilio Isgrò al Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato a cura di Marco Bazzini (2008), Fratelli d’Italia a cura di Marco Meneguzzo al Palazzo delle Stelline di Milano (2009), Isgrò (2016) in tre sedi milanesi (Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa Manzoni). Successivamente, nel 2019, la Fondazione Cini di Venezia ha presentato l’antologica Emilio Isgrò a cura di Germano Celant, accompagnata da una monografia edita da Treccani.
Nel 2021, le sale di Villa Zito a Palermo, hanno ospitato Isgrò Dante e la Sicilia, a cura di Marco Bazzini e Bruno Corà: la mostra, incentrata sulle opere di Isgrò dedicate alla Divina Commedia e altri scritti danteschi, ha fatto parte dell’ampio progetto culturale Isgrò Dante Caravaggio e la Sicilia, promosso e sostenuto da Fondazione Sicilia e Associazione Amici dei Musei Siciliani, con la partecipazione di Fondazione per l’Arte e la Cultura Lauro Chiazzese.
Nel 2024, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma inaugura l’iniziativa “Artista alla GNAM: Emilio Isgrò protagonista 2024”, dedicando a Isgrò un programma espositivo e di incontri attorno alla sua figura e alla Cancellatura.
Le sue opere sono presenti in rinomate istituzioni nazionali, tra cui la Galleria degli Uffizi di Firenze, le collezioni del Quirinale e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, l’Università Bocconi e il Museo del Novecento di Milano, il Mart di Rovereto, nonché collezioni internazionali quali il Centre George Pompidou di Parigi, i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles e i musei di Gerusalemme e di Tel Aviv.
Il lavoro di Emilio Isgrò come poeta, narratore e drammaturgo, ha portato a una serie di libri, scritti, pubblicazioni e produzioni teatrali. Tra queste ultime, Isgrò iniziò con la trilogia siciliana L’Orestea di Gibellina (1983-1985) che ha dato avvio al Festival delle Orestiadi. Nel giugno 2024, il Teatro Stabile – Teatro Nazionale di Napoli, diretto da Roberto Andò, mette in scena per la prima volta nel Teatro romano del Parco Archeologico di Pompei l’Odissea cancellata, con la regia di Giorgio Sangati, insieme a una installazione concepita in situ.
Tra gli scritti teorici spiccano Teoria della cancellatura (1990) e La cancellatura e altre soluzioni (Skira, 2007). Tra i suoi romanzi si ricordano L’avventurosa vita di Emilio Isgrò nelle testimonianze di uomini di Stato, scrittori, artisti, parlamentari, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini (1975), candidato al Premio Strega, Polifemo (1989), Autocurriculum (2017) e Io non cancello (2024), a cura di Chiara Gatti. Come poeta, nel 2022 gli è stato assegnato il Premio Montale Fuori di Casa per la raccolta Sì alla notte (Guanda). Tra le sue ultime pubblicazioni sono da citare Quel che resta di Dio (Guanda, 2019) e Intelligente ma non troppo. Aforismi (Morcelliana, 2024).